Vertigini e disturbi dell'equilibrio

il sistema vestibolare: anatomia e fisiologia

La funzione dell’equilibrio è una funzione biologica complessa che dipende dall’interazione di organi e sistemi diversi interagenti in modo sinergico. Il mantenimento di una buona condizione di equilibrio dipende infatti dall’ integrazione a livello del sistema centrale di dati e informazioni provenienti da diversi sistemi sensoriali periferici:

L’apparato vestibolare : situato nell’orecchio interno ( labirinto posteriore) si occupa di inviare al cervello informazioni riguardanti le accelerazioni lineari gravitarie e angolari rotatorie informando i centri superiori dei movimenti della testa rispetto allo spazio circostante; le informazioni vestibolari decorrono , unitamente alle sensazioni uditive elaborate nel labirinto anteriore , nel nervo acustico ( VIII paio di nervi cranici, o nervo stato-acustico).
Il sistema osteo-mio-articolare, propriocettivo, tattile: una serie di recettori situati a livello di tendini, muscoli e articolazioni informano il cervello, tramite vie riflesse, sulla posizione del corpo rispetto allo spazio e viceversa dandoci il corretto assetto posturale.
Il sistema visivo-otticocinetico: le informazioni raccolte dagli occhi sull’ambiente esterno, vengono elaborate dal cervello per mantenere la visione nitida e distinta anche di oggetti in movimento, per ricercare nuovi target visivi e per coordinare i movimenti occhio-testa.
Il sistema uditivo: i suoni percepiti permettono, attraverso una corretta localizzazione delle fonti sonore, di coordinare i movimenti, soprattutto cervicali e del capo, in funzione di una ottimale percezione acustica.
Tutti questi sistemi ed apparati sono tra loro profondamente interconnessi; le informazioni raccolte alla periferia vengono elaborate a livello centrale da nuclei e collegamenti neurali deputati all’integrazione ed alla trasmissione delle stesse, elaborate a livello del cervelletto, eventualmente riadattate, e rappresentate in maniera cosciente dal cervello nella corteccia parietale.
Qualsiasi anomalia nel funzionamento di queste vie di elaborazione e trasmissione periferiche o centrali può dare origine a sensazioni vertiginose vere e proprie, disturbi dell’equilibrio vari (sbandamenti, capogiri), difficoltà visive e scorretti atteggiamenti di compensazione posturale.
Si parla quindi di:
- disturbi labirintici quando la disfunzione è localizzata a livello dei recettori dell’equilibrio dell’orecchio interno;
- disturbi centrali quando le strutture di elaborazione e connessione del sistema nervoso centrale presentano segni di sofferenza per un danno organico e/o funzionale;
- disturbi propriocettivi quando è il sistema muscolo scheletrico, in particolar modo a livello cervicale, ad essere coinvolto nella genesi del disturbo;
- disturbi visivi ed otticocinetici in presenza di alterazioni della vista e dei movimenti oculari.
Le vertigini e i disturbi dell’equilibrio richiedono pertanto un percorso diagnostico spesso complesso che inizia con un esame vestibolare accurato, consulenze specialistiche specifiche e un piano terapeutico adeguato e costruito sulle specifiche esigenze del paziente.

Diagnostica dei disturbi dell'equilibrio

Di seguito riportiamo in sintesi l’iter diagnostico del paziente vertiginoso o affetto da disturbi dell’equilibrio:
Una visita Otorinolaringoiatrica e/o Audiologica, per una prima valutazione clinico-anamnestica, corredata da indagine endoscopica delle vie aeree superiori, da otomicroscopia e accertamenti audiologici (esame audiometrico ed impedenzometrico) e vestibolari ( esame vestibolare clinico) di primo livello.

Accertamenti strumentali di secondo livello :

- Esame della Funzione Vestibolare:
Consistente in una ri-valutazione anamnestica accurata e specifica per il sintomo presentato seguita dall’esecuzione di prove strumentali che comprendono:
• la posturografia statica computerizzata: analisi della sottofunzione propriocettiva-posturale attraverso lo studio della posizione del centro di gravità del corpo (baricentro) e dei suoi movimenti di aggiustamento in condizioni basali ed in risposta a stimolazioni specifiche: Serve per studiare la strategia posturale del paziente e quali movimenti esso debba compiere per mantenere l’equilibrio. La pedana stabilometrica è l’unico strumento in grado di valutare scientificamente tale comportamento.
• le stimolazioni termiche, calde, fredde e/o bicaloriche: ciascun orecchio, singolarmente o contemporaneamente, viene irrigato con acqua calda (44°) e fredda (30°); lo stimolo termico provoca l’eccitazione o l’inibizione del labirinto esaminato determinando movimenti oculari ritmici involontari (nistagmo) che opportunamente studiati (osservazione diretta con occhiali a lenti bifocali o tramite registrazione elettro/video-nistagmografica) consentono la valutazione separata di ciascun emisistema vestibolare. Tale metodica presenta comunque alcuni limiti e svantaggi: - non può essere utilizzata in caso di patologie dell’orecchio ( otiti esterne o medie, perforazioni timpaniche…), o in persone sottoposte a chirurgia otologica -provoca frequentemente vertigini importanti, nausea, talvolta vomito -è una stimolazione non fisiologica e presenta una ampia variabilità individuale
• l’analisi dell’oculomotricità: consiste in una serie di test che valutano i movimenti oculari di inseguimento, rapido (saccadi) e lento (pursuit), che mantengono fissa sulla retina l’immagine di un oggettoin movimento. Lo studio dell’oculomotricità richiede l’utilizzo di un generatore laser di una mira luminosa e di un sistema di registrazione e analisi dei movimenti oculari (videonistagmografia); consente lo studio delle vie vestibolari centrali (tronco dell’encefalo e cervelletto).
• le prove roto-acceleratorie: vengono effettuate con il paziente seduto su di una sedia che viene fatta ruotare con profili di accelerazione differenti, pendolare o rotatorio continuo. La risposta del sistema vestibolare viene effettuata tramite l’analisi del nistagmo (videonistagmografia). La prova rotatoria/pendolare è riconosciuta quale “”gold standard” per quantificare la funzione labirintica bilaterale: rappresenta uno stimolo fisiologico, consente di identificare i disordini del sistema vestibolare centrale in presenza di un normale test calorico e di volutare il compenso vestibolare. Essendo generalmente molto ben tollerata, la prova roto-acceleratoria è anche l’esame di scelta per i bambini e può essere utilizzata anche in presenza di patologie dell’orecchio esterno e medio e in caso di pazienti sottoposto ad interventi otologici.
• Potenziali evocati vestibolari miogenici (VEMPs) o miogenici cervicali (cervical VEMPs - cVEMPs): si intende la registrazione di un potenziale muscolare, evocabile a livello del muscolo sternocleidomastoideo, in seguito ad una stimolazione acustica. Lo stimolo sonoro, agendo sui recettori del sacculo, determina l’attivazione del riflesso vestibolo-collico e consente lo studio selettivo del nervo vestibolare inferiore. E’ utilizzato nello studio della malattia di Meniére, nella diagnosi precoce del neurinoma dell’acustico e, in quanto ben tollerato e di semplice esecuzione,può essere utilizzato in età pediatrica e in gravidanza al posto della stimolazione calorica
• Potenziali evocati vestibolari mogenici oculari (Ocular VEMPs – oVEMPs): studiano il riflesso utricolo-oculomotorecrociato e, in associazione ai cVEMPs, rappresentano il più valido strumento diagnostico della funzione maculare.

Lo scopo finale di questo complesso ed articolato esame e’ quello di analizzare il sistema dell’equilibrio nelle sue diverse componenti e sottofunzioni.

La valutazione oto-neurologica si completa inoltre con lo studio della via acustica e delle cellule acustiche esterne:

- Potenziali evocati acustici ABR)
- Otoemissioni acustiche (OAE)

Il percorso diagnostico può essere inoltre completato con ulteriori accertamenti :

- Indagini by imaging : RM , TC, Ecografie, EcoDoppler dei tronchi sovra-aortici, Doppler trans-cranico
- Esami ematochimici, studio del rischio trombotico
- Consulenze medico-specialistiche:
- neurologica
- fisiatrica/ortopedica /chiropratica/osteopatica
- oculistica
- cardiologica
- odontostomatologica
- endocrinologica
- internistica
- psicologica

Terapia della vertigine e dei disturbi dell' equilibrio

Il trattamento delle vertigini poggia le basi sulla definizione stessa di vertigine: più che una malattia, essa si può considerare un disagio, ovvero un sintomo persistente, che può essere correlato a numerose patologie sia di tipo locale che sistemico, e che spesso coinvolge l’assetto psicologico ed emozionale di chi ne è affetto, costituendo in alcuni casi un fattore invalidante per una normale e serena conduzione della propria vita.

Riportiamo di seguito i principali interventi di cui si compone l’approccio terapeutico.

 Trattamenti farmacologici :

La terapia farmacologica esprime la massima efficacia nel trattamento delle forme acute mentre nelle patologie croniche assume un significato prevalentemente sintomatico.
Schematicamente possiamo ricordare :

- Farmaci sintomatici
vengono utilizzati soprattutto per ridurre la vertigine e la sintomatologia neurovegetativa associata alle crisi vertiginose maggiori ( nausea, vomito, tachicardia, sudorazione…); la loro azione consiste almeno in parte nella inibizione della attività dei nuclei vestibolari centrali (cosiddetti “farmaci vestibolo soppressori”); il trattamento deve essere di durata breve (giorni) per evitare che l’inibizione di attività dei nuclei vestibolari ritardi o comprometta i processi di compenso vestibolare centrale; fra i più utilizzati ricordiamo :
. neurolettici derivati dalla fenotiazina (tietilperazina, proclorperazina)
. antiemetici (metoclopramide)
. antidopaminergici ( Levosulpiride)
. anticolinergici ( scopolamina..)
. benzodiazepine ( Alprazolam, Lorazepam…)

- Farmaci eziopatogenetici
. ad attività vascolare-emoreologica (vasodilatatori, antiaggreganti piastrini, regolatori della viscosità ematica);
. antibiotici nelle labirintopatie otogene batteriche;
. antivirali nelle neuroniti virali;
. miorilassanti e antinfiammatori nelle patologie cervicali;
. farmaci anti-idropici ( diuretici osmotici, risparmiatori di potassio, tiazidici)
. steroidi
. neurotrofici ( Piracetam, Citicolina ..)
. farmaci ad attività mista (attività sul microcircolo, sulla neurotrasmissione e/o sul
metabolismo neuronale):
. istamino-simili (betaistina);
. calcio-antagonisti (flunarizina, cinarizina, nimodipina)
. alfa-adrenolitici ( Buflomedil, Nicergolina..)

 Trattamenti chirurgici
le più comuni patologie responsabili di una sintomatologia vertiginosa, suscettibili di trattamento chirurgico, sono rappresentate dalle fistole labirintiche, malattia di Meniere, neurinoma del nervo acustico.
- Il trattamento chirurgico di una fistola labirintica consiste nell'identificazione, isolamento e la chiusura (plastica) della stessa con fascia temporale, pericondrio del trago o altro materiale biologico. L'atto chirurgico può consistere in un intervento di timpanotomia esplorativa o, in caso di fistola secondaria ad una otite cronica con o senza colesteatoma, nel trattamento dell'otite cronica secondo le consuete tecniche chirurgiche aperte o chiuse, seguito dalla plastica della fistola.
- la chirurgia del sacco endolinfatico: consente,in un numero discutibile di casi, un miglioramento della sintomatologia vertiginosa grazie ad una riduzione della pressione dell’endolinfa ottenuta aprendo il sacco endolinfatico. Questo viene reperito attraverso una mastoidectomia seguita dall’esposizione del sacco e apertura dello stesso verso la mastoide con inserimento o meno, di un drenaggio.Talvolta questo intervento consente un miglioramento della soglia uditiva.
- interventi chirurgici, definiti "ablativi" in quanto finalizzati alla soppressione anatomica o funzionale del labirinto posteriore; possono comportare una perdita uditiva, talvolta completa e, nella migliore delle ipotesi, non consentono miglioramenti dell'udito. Ricordiamo sinteticamente:
trattamento con gentamicina: consiste nell'installazione intratimpanica di gentamicina, antibiotico ototossico: consistei iniezioni intratimpaniche ripetute, monitorando la soglia uditiva, in anestesia locale, ambulatorialmente.
labirintectomia trans-mastoidea o trans-meatale
neurectomia vestibolare: consiste nella sezione selettiva del nervo vestibolare nel condotto uditivo interno risparmiando i nervi cocleare e facciale,Le tecniche più comunemente usate sono:
- via retrolabirintica: costituisce attualmente il "gold-standard" della chirurgia del trattamento delle vertigini periferiche intrattabili con un buon udito preoperatoria.
- via della fossa cranica media: media in questo caso il nervo viene raggiunto sulla superficie superiore attraverso un'apertura ossea a livello della squama temporale; per l'alta percentuale di complicanze a carico del nervo facciale rispetto alle altre procedure questa metodica è stata abbandonata dalla maggior parte dei centri
- via trans-labirintica: viene riservata ai casi con udito non più utilizzabile e che non rispondono al trattamento con gentamicina
- neurinoma dell'ottavo nervo cranico. Il progresso della microchirurgia e l'affinamento delle tecniche diagnostiche audiologiche, otoneurologiche e neuroradiologiche ha determinato negli ultimi anni un progressivo spostamento della terapia del neurinomi dell’ottavo nervo cranico dalla sfera di competenza strettamente neurochirurgica verso quella di competenza otoneurochirurgica. Ciò è legato da un lato alla capacità, tuttora in evoluzione, di diagnosticare neurinomi di piccole dimensioni ancora del tutto contenuti nel condotto uditivo interno, dall'altra di affrontare la neoplasia mediante le tecniche microchirurgiche utilizzando un campo operatorio ristretto, quindi meno traumatizzante per le strutture nervose contigue, nel quale sia tuttavia possibile effettuare la dissezione del tumore preservando le funzioni del nervo acustico e del nervo facciale.
La scelta della via di aggressione del neurinoma e' basata sulla sua sede e sulle sue dimensioni. Possiamo ricordare, in linea del tutto schematica , le vie di aggressione di interesse otoneurochirurgico:
via della fossa cranica media, per tumori intrameatali di piccole dimensioni
via retro labirintica, possibile per tumori di dimensioni medio-piccole
via translabirintica, indicata per tumoridi grandi dimensioni; la via trans-labirintica comporta necessariamente una perdita uditiva totale e permanente dal lato operato.
I primi due accessi possono, nella migliore delle ipotesi, evitare la perdita dell'udito. Nessuno degli interventi proposti consente un recupero uditivo.

 Sedute di Counselling

Un’attenta riflessione riguardo l’aspetto di soggettività nella percezione delle vertigini e delle sue ricadute sulla vita quotidiana, unita ai dati che fornisce la ricerca scientifica spinge a considerare la necessità di un arricchimento nel trattamento di questo tipo di sintomo, trattamento che tenga in considerazione non solo la componente somatica della vertigine, ma anche la componente psicologica, intesa nella doppia accezione di possibile fattore scatenante o aggravante la patologia, e di ricadute del sintomo nella vita quotidiana delle persone che ne soffrono.
A tal proposito si rimanda all' articolo "il Counselling Vestibolare"

 La rieducazione vestibolare

La rieducazione vestibolare è indicata in pazienti con stato vertiginoso cronico da decompensazione, da compenso assente o parziale di labirintopatie periferiche, mono o bilaterali, in esiti stabilizzati di patologie centrali
Lo scopo degli esercizi e’ quello di realizzare un meccanismo di “tolleranza o adattamento” delle strutture del sistema nervoso centrale che compensi eventuali asimmetrie labirintiche o condizioni di danno delle strutture vestibolari. La rieducazione vestibolare utilizza protocolli di esercizi che stimolano questo meccanismo di adattamento, e tanto più diligentemente e regolarmente questi sono eseguiti, tanto più rapidamente migliora la sintomatologia.
Grazie alla rieducazione vestibolare si favorisce il fisiologico compenso centrale che si manifesterà con un miglioramento della sintomatologia vertiginosa e con un più rapido recupero funzionale.
Il protocollo di rieducazione vestibolare viene definito al termine dell’iter diagnostico congiuntamente dal medico e dal riabilitatore in base alle condizioni cliniche appurate, per tanto ogni scelta terapeutica è creata per favorire le condizioni fisiologiche di adattamento di ogni singolo paziente.

Il Follow up

Il monitoraggio nel tempo dei risultati della terapia consente di riprogrammare, se necessario, i protocolli terapeutici e di mantenere il risultato ottenuto, seguendo cosi l’evolversi delle condizioni cliniche ed il ritorno su un piano di stazionario equilibrio.

Riabilitazione Vestibolare

Il Training di Adattamento Vestibolare

Le tecniche di adattamento vestibolare o Training di Adattamento vestibolare costituiscono l’aiuto più concreto per una guarigione più rapida e persistente dai disturbi dell’equilibrio, per la prevenzione delle cadute nell’anziano e consentono inoltre un miglioramento della performance in soggetti particolarmente impegnati dal punto di vista posturale (atleti, ballerini, presentatori…)
Lo scopo degli esercizi di training vestibolare è quello di realizzare un meccanismo di "compensazione" nel cervello, sfruttando le risorse residue del sistema labirintico-visivo-posturale. La rieducazione vestibolare utilizza protocolli di esercizi che stimolano questo meccanismo di adattamento, e tanto più diligentemente e regolarmente questi siano eseguiti, tanto più rapidamente scomparirà la vertigine.
Al paziente è richiesto uno sforzo deliberato a ricercare le posizioni ed i movimenti che causano malessere fino ai limiti della tolleranza, poiché più frequentemente viene indotta la vertigine, più rapidamente si instaura il compenso cerebrale.
Si raccomanda un'attività la più normale possibile; un rapido ritorno al lavoro ed agli sport è utile alla riabilitazione.
Si richiedono diligenza e perseveranza: tanto più precocemente e regolarmente sarà condotto il regime di esercizi, tanto più rapido e completo sarà il ritorno alla normalità.
Poiché l’equilibrio si basa sull’interazione e sull’integrazione di 3 sistemi (labirintico-visivo-posturale), la rieducazione vestibolare utilizza le capacità adattative del sistema sfruttando le funzioni residue o non danneggiate sulla base di 3 principi:

1) Sostituzione : s’intende la riprogrammazione di un canale sensoriale indebolito o danneggiato mediante il ricorso a funzioni sostitutive.
2) Adattamento: sfrutta le capacità plastiche e di adattamento del sistema nervoso centrale per compensare un danno, in questo caso gli esercizi stimolano tale capacità.
3) Abitudine: stimolando ripetutamente l’organo dell’equilibrio nelle sue componenti si induce abitudine nei confronti del segnale errato che causa la sintomatologia vertiginosa, riducendo così progressivamente lo stimolo irritativo.

Grazie alla rieducazione vestibolare si favorisce il fisiologico compenso centrale che si manifesterà con un miglioramento della sintomatologia vertiginosa e con un più rapido recupero funzionale.
Il protocollo TAV ( Training di adattamento vestibolare non strumentale e strumentale) viene definito al termine dell’iter diagnostico in base alle condizioni cliniche appurate; pertanto ogni scelta terapeutica è studiata per favorire le condizioni fisiologiche di adattamento di ogni singolo paziente.

Counselling Vestibolare

Un’attenta riflessione riguardo l’aspetto di soggettività nella percezione delle vertigini e delle sue ricadute sulla vita quotidiana, unita ai dati che fornisce la ricerca scientifica, spinge a considerare la necessità di un arricchimento nel trattamento di questo tipo di sintomo, trattamento che tenga in considerazione non solo la componente somatica della vertigine, ma anche la componente psicologica, intesa nella doppia accezione di possibile fattore scatenante o aggravante la patologia, e di ricaduta del sintomo sulla qualità' della vita delle persone che ne soffrono.
La valutazione clinica (effettuata nel corso della prima visita Otorinolaringoiatrica o Audiologica) e anamnestica ( questionari clinici autosomministrabili) consente di orientare il paziente sull’opportunità di effettuare un colloquio di inquadramento del disagio eseguito da personale specializzato, allo scopo di definire un percorso terapeutico estremamente personalizzato.
Durante tale colloquio lo specialista in counselling ( psicologo) :
- raccoglie la “storia del sintomo”
- procede, partendo dalla valutazione dei questionari clinico-anamnestici elaborati dal paziente, alla
proposta di un piano terapeutico specifico, mirato sui bisogni di ogni persona
- fornisce le informazioni dettagliate del percorso terapeutico proposto.
In genere si tratta di una serie di colloqui in cui viene spiegato l’approccio ai sintomi e viene dato al paziente un supporto psicologico.
Tale supporto può vertere su due fronti:
* l’esplorazione dei pensieri negativi che sottendono le vertigini e la relativa presa di consapevolezza , nei casi in cui condizioni psicologiche di disagio siano alla base o favoriscano il mantenimento del sintomo;
* il sostegno che un supporto psicologico può dare a chi soffre di vertigini rispetto alle ricadute che il sintomo stesso ha nella propria vita quotidiana.

Il Follow-up Vestibolare

Il monitoraggio nel tempo dei risultati della terapia consentirà di riprogrammare se necessario i protocolli terapeutici volti al mantenimento del risultato ottenuto seguendo cosi l’evolversi costante della situazione patologica ed il suo ritorno su un piano di stazionario equilibrio.

Controllando nel tempo i risultati si potranno riprogrammare i protocolli terapeutici volti al mantenimento del risultato ottenuto o modificare i precedenti, qualora le condizioni lo richiedessero seguendo cosi l’evolversi costante della situazione patologica ed il suo ritorno su un piano di stazionario equilibrio.
Il paziente affetto da vertigini e/o da disturbi dell’equilibrio, soprattutto se cronici, presenta nel tempo notevoli disagi funzionali, fisici e psicologici.
E’ importante sottoporsi a valutazioni diagnostiche e piani terapeutici adeguati e studiati da personale qualificato e competente in materia.

Il problema della Ototossicità in ambito Audiologico e Otoneurologico

LE REAZIONI AVVERSE DA FARMACI IN AMBITO OTOLOGICO E OTONEUROLOGICO

Si definisce ototossicità la proprietà tossica di certi farmaci nei confronti delle strutture dell’orecchio interno (cellule della coclea e/o del vestibolo) o del nervo acustico.I farmaci ototossici possono agire elettivamente sulla coclea , sull’apparato vestibolare o su entrambi; Il danno tossico è solitamente accompagnato da sintomi quali acufeni, vertigini, ipoacusia, iperacusia. Questi sintomi possono separatamente o in associazione,svilupparsi improvvisamente o gradualmente e possono essere reversibili o irreversibili.

Si ipotizza la presenza di una possibile predisposizione genetica facilitante il danno ototosssico; inoltre quasi tutti i farmaci otolesivi vengono eliminati attraverso i reni per cui l’insufficienza renale predispone al raggiungimento di livelli di rischio . Se possibile prima che venga iniziato il trattamento deve essere valutata la funzione uditiva per documentare una eventuale ipoacusia pre-esistente e quella vestibolare in caso di anamnesi positiva per disturbi dell’equilibrio; l’udito andrebbe controllato periodicamente per tutta la durata del trattamento mediante l’esecuzione di esami audiometrici con particolare riferimento alle alte frequenze; oggi comunque l’esame “gold standard” per il controllo dell’ototossicità è rappresentato dallo studio delle Otoemissioni Acustiche.

Clinicamente il danno della funzione cocleare si manifesta molto prima di quello vestibolare, danno che potrebbe essere anche grave prima che si manifestino le vertigini.La reale entità del danno vestibolare è difficilmente quantificabile,può passare inosservata, soprattutto se il deficit si instaura in modo lento e progressivo.Il controllo periodico dei parametri vestibolari può efficacemente contribuire ad una efficace prevenzione.

La “Guida sui farmaci ototossici, acufenogeni e vertigogeni” (Acta Otorhinolaringologica Italica Vol. IV - No 2 - Maggio 2010) elaborata in base alle informazioni contenute nel “British National Formulary” e nella “Guida all’uso dei farmaci”” a cura del Ministero della Salute e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) suddivide i farmaci potenzialmente otolesivi in quattro categorie:

1) Farmaci ototossici : farmaci capaci di provocare un danno uditivo neurosensoriale; tali farmaci oltre ad indurre ipoacusia possono anche provocare acufeni e vertigini
2) Farmaci acufenogeni : farmaci con potenziale attività induttiva acufenogena ma privi di potenzialità ototossica
3) Farmaci vertigogeni : farmaci con potenziale attività induttiva vertigogena ma privi di potenzialità ototossica
4) Farmaci con possibili effetti audiologici di tipo generico, indicati come “disturbi dell’udito”
Inoltre, la’ dove si si siano potuti raccogliere dati sufficienti, viene indicata la frequenza dell’effetto collaterale utilizzando per l’identificazione di questo dato una lettera dalla “a” alla “e” secondo un grading di frequenza progressiva : a) “molto comune”, g) “molto raro”

Premesso che una ottimizzazione della programmazione farmacologica non può prescindere da un ragionevole compromesso tra vantaggi clinici e rischio di effetti collaterali indesiderati o avversi non è possibile generalizzare le strategie che in questo ambito il medico deve assumere, ma ogni paziente va valutato singolarmente e seguito longitudinalmente nel tempo. Va presa in esame la presenza di altri fattori di rischio come l’età avanzata, la presenza di malattie renali o dismetaboliche, condizioni ambientali di esposizione a rumore, predisposizione familiare o genetica alle patologie uditive, coesistenza di patologie audiologiche neurosensoriali, stato di gravidanza ecc, ecc....oltre alla valutazione delle condizioni uditive e della funzione vestibolare prima dell’inizio di ogni trattamento con farmaci potenzialmente ototossici.

In caso di un trattamento salvavita o comunque irrinunciabile come accade spesso con i pazienti oncologici, cardiopatici o con patologia ipertensiva, è importante informare il paziente che eventuali disturbi della sfera uditiva od otoneurologica possono essere la normale conseguenza dell’importante trattamento a cui è sottoposto; il paziente va informato che tali disturbi, con alcuni rigorosi controlli periodici, eventuali trattamenti citoprotettivi o piccoli aggiustamenti posologici ,possono essere attenuati. In caso di patologie meno gravi si può agire con piccoli aggiustamenti terapeutici,o modifiche del profilo farmacologico, utilizzando eventualmente strategie di sospensione e risomministrazione, a seconda dei casi.

In caso di presenza di disturbi della sfera uditiva o dell’equilibrio è indispensabile quindi una attenta valutazione del profilo farmacoterapeutico del paziente valutando farmaco per farmaco eventuali potenzialità otolesive, acufenogene o vertigogene. E’ altresì indispensabile in tali casi predisporre controlli audiometrici e vestibolari periodici al fine di monitorizzare le eventuali reazioni avverse e l’evoluzione clinica della sfera audiologica e otoneurologica.
Solo così sarà possibile provvedere per tempo a correzioni terapeutiche o aggiustamenti posologici necessari ad evitare indesiderati effetti negativi.